Tecnologia, Governance e Consapevolezza

TECNOLOGIA, GOVERNANCE E CONSAPEVOLEZZA SOCIALE PER UNA RIDUZIONE DELLA CARBON FOOTPRINT

9 Aprile 2018

È in atto da più di trent’anni un cambiamento culturale che, partendo dalla consapevolezza che le risorse a nostra disposizione sul pianeta sono limitate, ha visto nascere orientamenti a livello mondiale ed europeo, declinati poi in programmi e normative di legge per i singoli paesi. Il tentativo è quello di arginare l’azione distruttiva dell’uomo sull’ambiente e di far crescere nelle popolazioni la consapevolezza che dobbiamo ricercare tutti uno sviluppo economico sostenibile, un “equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie” (Rapporto Brundtland del 1987).

Oggi l’Europa continua ad investire su questo fronte e il nuovo regolamento Europeo, che istituisce il Programma per l’ambiente e l’azione per il clima, per il periodo dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2020, prevede una dotazione finanziaria per la sua attuazione di più di 3.450.000.000 euro.

Il Sottoprogramma Ambiente prevede tre settori prioritari: ambiente e uso efficiente delle risorse; natura e biodiversità; governance ambientale e informazione in materia ambientale; il Sottoprogramma Azione per il clima prevede tre settori prioritari: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; governance in materia climatica e informazione in materia di climatica. Più in generale gli obiettivi del programma sono quelli di contribuire alla creazione di uno sviluppo economico che riduca le emissioni di carbonio; contribuire alla protezione dell’ambiente, contrastando il degrado degli ecosistemi e il processo di perdita di biodiversità; migliorare lo sviluppo della legislazione ambientale e climatica dell’Europa; sostenere maggiormente la governance ambientale e in materia di clima a tutti i livelli; sostenere l’attuazione del Settimo programma d’azione per l’ambiente “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” del 28/12/2013.

Entrando più nel merito di cosa sia cambiato in questi anni nel settore delle costruzioni per rispondere agli orientamenti europei. Mentre si rileva una significativa riduzione dei consumi nelle nuove costruzioni, che hanno oggi un livello di efficienza decisamente elevato, la riqualificazione energetica dei patrimoni esistenti sembra essere è una sfida ancora tutta da affrontare. A livello europeo, il tasso di demolizione degli edifici è inferiore allo 0,1%: si calcola infatti che il 90% degli edifici oggi esistenti, sarà ancora utilizzato nel 2050. L’Europa è densa di splendidi edifici storici che necessitano di essere resi meno energivori attraverso interventi di efficientamento specifici e differenti da quelli applicabili in progetti di nuovi edifici.

Le tecnologie comunque ci sono e, se correttamente installate sono efficaci.Se si pensa che con approcci innovativi si stima un possibile contenimento dei consumi anche del’80%, ci si chiede che cosa stiamo aspettando a dare il via ad un processo di ammodernamento che oltre a produrre sostenibilità ambientale darebbe impulso alla nostra economia. Sicuramente manca ancora una percezione da parte dei cittadini, ma soprattutto dei detentori dei patrimoni immobiliari, dei reali benefici legati ad una seria riqualificazione energetica e soprattutto manca un quadro regolamentare di incentivi che aiuti a superare lo scoglio dell’investimento iniziale

Se pensiamo, come ogni anno ci ricordano puntualmente i media, che l’autonomia energetica dell’Europa termina teoricamente il 18 giugno e che, dal giorno dopo, tutta l’energia consumata nel resto dell’anno deve essere importata e se consideriamo che gli edifici consumano circa il 40% dell’energia totale è chiaro che un programma di efficientamento è oggi più che mai vitale per la vecchia Europa.

Non possiamo trascurare infine che non sono solo urgenti interventi strutturali sugli edifici esistenti ma anche miglioramenti gestionali. Un esempio significativo a riguardo è il programma avviato dell’università di Milano_Bicocca nel 2012 volto alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica del Campus, che si articola in 25 edifici distribuiti tra Milano e Monza. La riduzione della propria carbon footprint (n.d.r. la carbon footprint rappresenta la quantità di impatto delle attività umane sull’effetto serra espressa in tonnellate di CO2, il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra) è stata ottenuta non solo monitorando e analizzando i consumi energetici ma anche monitorando il sistema di gestione dei rifiuti e monitorando il sistema di mobilità interno ed esterno dei dipendenti e degli studenti per raggiungere le strutture universitarie. Determinante, in questo percorso di consapevolezza, è stato anche istituire percorsi formativi per addetti, studenti e professori al fine di renderli consapevoli degli effetti dei loro comportamenti sul consumo energetico del Campus.